Fare i conti con i capricci dei bambini è uno dei compiti più difficili dei genitori. Per cercare di gestirli in modo funzionale cercheremo di capire che cosa sono e come fare a rispondervi in modo adeguato.
Che sia un pianto inconsolabile, un mancato rispetto di una regola oppure il buttarsi per terra, il capriccio viene generalmente considerato dal genitore come qualsiasi tipo di comportamento giudicato come inadeguato rispetto al contesto o la situazione messo in atto da un bambino.
Tuttavia, per un bambino non è così. I capricci spesso sono l’esito di momenti di frustrazione molto intensi che i bambini esprimono come possono, attraverso i mezzi comunicativi a loro disposizione, ovvero il pianto e le urla, gli scatti d’ira. Frustrazione che nasce e sa essere molto intensa quando la soddisfazione immediata di un bisogno viene negata o anche solo ritardata rispetto al momento in cui tale bisogno viene espresso.
Parlare di capricci, quindi non significa parlare di bambini viziati, ma di bambini che esprimono dei bisogni.
Intorno ai 2 anni di età i bambini raggiungono una maggior consapevolezza del loro sviluppo cognitivo, linguistico, e motorio e sono quindi portati a sperimentare sempre di più la propria indipendenza. Ecco perché le regole imposte dai genitori vengono percepite molto spesso come delle limitazioni alla propria libertà. A questa età i bambini iniziano a sperimentarsi come qualcosa di diverso dai loro genitori, come un’entità a sé stante, propria e indipendente. Sperimentare la propria indipendenza a questa età significa esprimere la propria autonomia e questo implica molto spesso – per non dire nella maggior parte dei casi – contrastare il genitore.
Nel momento in cui i bambini fanno i capricci occorre, da genitori, soffermarsi e cercare di capire di cosa si tratta, leggendo il capriccio all’interno del contesto nel quale esso si presenta prima di rispondervi.
Certo, non si tratta di un compito semplice. Può essere frustrante doversi confrontare con un bambino che urla, piange e scalpita. La reazione immediata di un genitore potrebbe essere quella di urlare ed arrabbiarsi a propria volta con il bambino. Tuttavia, tale reazione non farebbe altro che incrementare il livello di frustrazione di entrambi generando così un circolo vizioso senza fine che porterebbe inevitabilmente ad un’escalation della rabbia.
La prima cosa da fare, per quanto sia la più difficile, sarebbe quella di mantenere la calma di fronte al capriccio e porsi in comunicazione con il proprio bambino con voce calma e con un atteggiamento empatico. È importante sintonizzarsi emotivamente con il bambino, facendogli sentire la propria vicinanza e comprensione. Magari un abbraccio lo può rassicurare e può aiutare a calmarlo. Successivamente gli va spiegato il perché della regola imposta o del permesso negato, con un linguaggio semplice e chiaro. È altresì importante aiutarlo ad esprimere i propri sentimenti, favorendo la comunicazione e di conseguenza la regolazione delle proprie emozioni. Empatizzando con il proprio bambino, il genitore può mettersi nei suoi panni ed aiutare il piccolo ad etichettare e nominare le proprie emozioni, favorendo la comunicazione emotiva e gestire la situazione, favorendo sempre più la sua autonomia.
Dott.ssa Anna Guerrini
Psicologa