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I disturbi alimentari in infanzia

18 Marzo 2024

I disturbi alimentari sono un insieme di patologie che si caratterizzano per un alterato consumo di cibo tale da avere ripercussione sulla salute fisica e inficiare il funzionamento generale della persona.

Fino a qualche anno fa si pensava che i disturbi alimentari insorgessero nel periodo adolescenziale, ma sempre più numerose sono le evidenze scientifiche che mostrano la presenza di disturbi alimentari nell’infanzia. Rispetto a questo, proprio per il fatto che si tratta di condizioni cliniche che riguardano bambini e quindi soggetti non ancora in grado di autoregolarsi nell’assunzione del cibo, si tende a riferirsi ai disturbi alimentari infantili come a disturbi della nutrizione più che dell’alimentazione.

Quando si parla di disturbi alimentari in infanzia sapere di che cosa si tratta, quali sono i segnali che ne possono indicare l’insorgenza e quali sono i possibili trattamenti è fondamentale per poter ricevere l’aiuto adeguato. Di seguito vedremo i principali disturbi alimentari in infanzia.

I principali disturbi alimentari in infanzia  

I disturbi alimentari sono una classe diagnostica che, forse più di ogni altra, comprende al suo interno una serie di disordini differenti tra loro. Il manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders – DSM-5 version) presenta un unico grande capitolo dei disturbi della nutrizione e dell’alimentazione che comprende al suo interno alcuni disturbi che si possono presentare in età infantile.

Tra i principali disturbi alimentari in infanzia vi è la PICA, un disturbo caratterizzato dall’ingestione di sostanze non commestibili e non nutritive, come ad esempio la terra la sabbia, l’amido, l’argilla, la cenere. Affinchè possa essere fatta una diagnosi occorre che il disturbo sia presente per almeno un mese e che il comportamento di ingerire elementi non commestibili sia inappropriato rispetto all’età di sviluppo (oltre i 18 mesi).

Un altro disturbo alimentare infantile tipico è il disturbo di ruminazione o mericismo: indica il ripetuto rigurgito volontario del cibo, che viene poi nuovamente rimasticato e ingurgitato di nuovo. Insorge nei bambini tra il terzo mese e il primo anno di vita. Affinchè venga diagnosticato il disturbo da ruminazione è necessario che queste manifestazioni siano presenti per almeno un mese e non siano attribuibili ad altre condizioni mediche (ad esempio il reflusso gastro-esofageo). 

Abbiamo poi il disturbo evitante/restrittivo dell’assunzione di cibo che è caratterizzato dall’evitamento o la restrizione dell’assunzione di cibo per apparente mancanza d’interesse per il mangiare o il cibo, evitamento basato sulle caratteristiche sensoriali del cibo, o per preoccupazioni per le conseguenze del mangiare. A differenza di altri disturbi come ad esempio l’anoressia, il disturbo evitante/restrittivo dell’assunzione di cibo non presenta la preoccupazione per il peso e la forma del corpo. Tale disturbo inoltre non deve manifestarsi durante il decorso di altre patologie come l’anoressia nervosa e la bulimia nervosa e non deve dipendere da una mancanza nella disponibilità di cibo o a un’altra malattia medica o mentale.

Oltre a questi disturbi, nella classe diagnostica dei disturbi dell’alimentazione e della nutrizione  sono presenti i più comuni disturbi del comportamento alimentare, ovvero l’anoressia nervosa, la bulimia nervosa e il disturbo da alimentazione incontrollata o binge eating disorder.  Tali disturbi sono in continuo aumento e mostrano un’età di insorgenza sempre più precoce.

L’anoressia in particolare si caratterizza per una restrizione dell’assunzione calorica in relazione alle necessità, che porta a un peso corporeo significativamente basso nel contesto di età, sesso, traiettoria di sviluppo e salute fisica; è presente un’intensa paura di aumentare di peso o di diventare grassi, oppure un comportamento persistente che interferisce con l’aumento di peso, anche se significativamente basso. Vi sono alterazione del modo in cui viene vissuto dall’individuo il peso o la forma del proprio corpo, eccessiva influenza del peso o della forma del corpo sui livelli di autostima, oppure persistente mancanza di riconoscimento della gravità dell’attuale condizione di sottopeso.

La bulimia si caratterizza per episodi ricorrenti (almeno una volta alla settimana per almeno 3 mesi) di abbuffata. Un episodio di abbuffata è caratterizzato dai seguenti due aspetti: mangiare in un determinato periodo di tempo (per es., un periodo di due ore) una quantità di cibo significativamente maggiore di quella che la maggior parte degli individui mangerebbe nello stesso tempo e in circostanze simili; sensazione di perdere il controllo durante l’episodio. Le abbuffate sono seguite da ricorrenti ed inappropriate condotte compensatorie per prevenire l’aumento di peso, come vomito autoindotto, abuso di lassativi, diuretici o altri farmaci, digiuno o attività fisica eccessiva.

Il disturbo da alimentazione incontrollata presenta le stesse caratteristiche delle abbuffate presenti nella bulimia, ma in questo caso non sono seguite da condotte compensatorie.

Dott.ssa Anna Guerrini
Psicologa