In psicologia la genitorialità è innanzitutto una transizione. Per transizione non si intende solo ed esclusivamente un passaggio naturale da una posizione ad un’altra, ma riguarda nello specifico qualcosa che va lasciato e implica dall’altra parte il raggiungimento di uno scopo, un obiettivo, che impareremo a chiamare compito di sviluppo.
La transizione alla genitorialità inizia quando la coppia inizia a condividere un progetto comune e da origine ad un patto genitoriale. Non si tratta solo di passare dall’essere in due all’essere in tre, in un’ottica meramente aggiuntiva. La dimensione coniugale (intesa la coppia) e quella genitoriale non sono la stessa cosa. Basti pensare che uno dei principali compiti della coppia genitoriale è quello di saper mantenere chiari i confini tra quello che è coppia coniugale e coppia genitoriale.
L’arrivo di un figlio rappresenta di per sé un momento critico per la coppia, che da un lato può sicuramente attivare risorse sia personali che relazionali e rafforzare l’identità di coppia, ma dall’altro può mettere a dura prova gli equilibri interni dell’unione ed ostacolarne il cammino.
L’esperienza di diventare genitori comporta per la coppia un periodo di crisi in quanto richiede una riorganizzazione sia a livello personale di entrambi i membri della coppia, sia da un punto di vista relazionale.
Ma veniamo ai compiti di sviluppo di una coppia genitoriale.
I genitori sono innanzitutto chiamati, da un punto di vista emotivo ed affettivo, a compiere quel difficile processo di differenziazione da sé. Un figlio va riconosciuto come qualcosa d’altro da sé, nonostante sia stato generato dalla coppia, egli si differenzia da essa e dai membri che la compongono. Compito di un genitore è riconoscere il figlio come interlocutore a cui dare calore, ma anche fiducia e spazio affinché possa svilupparsi e crescere. Prendersi cura di un figlio, soprattutto nei primi periodi dalla sua nascita significa porsi come base sicura che gli consenta di regolare in modo sempre più maturo il suo stesso processo di crescita, sapendo di avere sempre qualcuno su cui contare. Esperienze infantili positive di sicurezza e fiducia consentiranno al bambino di sperimentarsi in maniera positiva nelle sue prime interazioni e relazioni e questo gli sarà di grande aiuto per le relazioni future nel corso della vita.
La transizione alla genitorialità, come abbiamo detto non riguarda solo i due genitori intesi come membri di una coppia. Diventare padre o madre è anche qualcosa che tocca a livello individuale e può andare a riattivare in qualche modo la relazione che i neo-genitori avevano a loro volta con i loro papà e le loro mamme, aprendo ad un’ottica intergenerazionale della genitorialità. Da un punto di vista psicologico, in questo senso diventare genitori significa superare i confini gerarchici con la propria famiglia e avvicinarsi maggiormente ai propri genitori. Dalla parte dei neo-genitori questo significa riconoscere l’uomo e la donna che fino ad ora si sono celati dietro la figura dei propri genitori. Dal lato dei genitori (ora nonni) significa legittimare i propri figli nel ruolo di genitori. Il tutto non è esente da rischi o difficoltà che vanno dal rifiuto di quello che è stato nella propria famiglia di origine alla mera ripetizione della propria storia familiare. Il punto di equilibrio auspicabile sarebbe quello di andare in continuità con ciò che di positivo c’è stato nella propria esperienza familiare in un rinnovato equilibro tra vicinanza e giusta distanza rispetto alla propria famiglia di origine.
Infine, un ultimo compito di sviluppo che la genitorialità richiede di affrontare è l’immergersi in una forma nuova nel tessuto sociale. Con la crescita dei figli infatti, il sociale entra in maniera diversa rispetto a prima nel vissuto della famiglia. Basti pensare all’inserimento dei figli a scuola, o più tardi, alle relazioni amicali dei figli in adolescenza. A mano a mano che il figlio cresce la famiglia è chiamata sempre di più a svolgere un ruolo di mediatore del sociale, accompagnando il figlio sempre più verso l’esterno della famiglia, luogo che non smette comunque mai di essere quel porto sicuro a cui poter sempre far ritorno.
Dott.ssa Anna Guerrini
Psicologa