L’allattamento è uno dei momenti più emozionanti nella vita di un genitore che si prende cura del proprio bambino ed è una delle primissime occasioni per il bambino per sperimentare il contatto con la propria figura genitoriale e il mondo. L’allattamento in un certo senso richiama quel rapporto fusionale che il bambino ha sperimentato con la propria mamma durante la gravidanza. Dopo la nascita, che inevitabilmente cela dietro di sé un elemento di rottura di quel legame così simbiotico, nell’esperienza dell’allattamento si può ritrovare quel l’elemento di vicinanza e prossimità che non solo nutre fisicamente il bambino ma getta le basi anche per una relazione intima tra genitore e bambino.
Allattare significa nutrire, infatti con l’allattamento il bambino riceve il nutrimento di cui ha bisogno. Ma non si parla solo di nutrimento fisico, bensì anche psicologico. Durante l’allattamento, infatti, non si nutre soltanto il bambino, dal punto di vista fisico, ma anche la relazione che si instaura con lui.
L’esperienza dell’allattamento è tra le più intense che caratterizzano la relazione genitore- bambino in quanto consente non solo di soddisfare il bisogno di fame del bambino, e il ruolo di genitore nel prendersi cura dei bisogni fisiologici del proprio figlio. Da un punto di vista psicologico, nel momento del pasto si giocano i momenti comunicativi e relazionali più importanti.
Secondo Donald Winnicott, psichiatra e psicoanalista inglese, l’allattamento al seno è innanzitutto una forma di comunicazione, che consente di creare un legame tra il bambino e chi lo nutre e in grado di gettare le basi anche per lo sviluppo comunicativo e relazionale successivo. L’allattamento si configura così come una delle esperienze attraverso le quali una mamma può ricevere stimoli fisici e sensoriali che concorrono ad aiutarla ad identificarsi nel proprio ruolo; contemporaneamente il bambino, nutrito e coccolato può sentirsi protetto, non solo dal punto di vista fisico ma anche emotivo.
Una prova di questo la si riscontra nel classico esperimento di Harry Harlow, psicologo statunitense che nel 1959 studiò l’attaccamento mamma-bambino osservando il comportamento delle scimmie. L’esperimento prevedeva coinvolgeva un cucciolo di macaco separato dalla propria mamma e messo nella condizione di scegliere tra due opzioni: trascorrere del tempo con una madre artificiale fatta di ferro che forniva nutrimento oppure con una madre artificiale di stoffa morbida che però non forniva alcun tipo di nutrimento. Sorprendentemente, Harlow osservò che il cucciolo di macaco mostrava preferenze per la madre artificiale di stoffa, al posto di quella di ferro, sebbene la figura scelta non gli desse nutrimento. Osservazioni come questa permisero ad Harlow di concludere che il contatto fisico è un bisogno primario, e l’attaccamento ala propria figura di riferimento non dipende solo dal soddisfacimento di bisogni primari come quello della fame, ma esprime anche il bisogno di cure e protezione.
Quanto dimostrato attraverso gli studi sui macachi di Harlow vale allo stesso modo anche per i bambini. Ecco perché il momento dell’allattamento è importante dal punto di vista psicologico non solo perché garantisce il soddisfacimento del bisogno primario della fame nel bambino, ma perchè sostiene la costruzione di un legame unico, fonte di cure sicurezza e amore.
Allattare può non essere facile. Soprattutto all’inizio può essere difficile instaurare quella sintonizzazione di cui i due interlocutori di un momento così intenso necessitano. Prendetevi il tempo che vi serve per imparare a conoscere il vostro bambino e lasciate a lui il tempo necessario ad abituarsi al fine di un adattamento reciproco. Per garantirlo al meglio è importante creare un clima sereno che faciliti il rilassamento.
Dott.ssa Anna Guerrini
Psicologa