L’incipit di questo contributo può far sorridere qualche genitore, o storcere il naso ai più scettici alla lettura che non credono nell’importanza di difendere la credenza d Babbo Natale agli occhi dei più piccini. Così vorrei introdurre il tema di oggi, considerando il mese in cui ci troviamo e l’arrivo del Natale.
Ogni anno quando si avvicina il Natale si ripresenta puntualmente il dilemma rispetto a cui molti genitori non sanno come comportarsi: se raccontare o meno della figura di Babbo Natale ai propri figli. Per alcuni non c’è alcun dubbio, raccontare ai bambini dell’esistenza di Babbo Natale è un modo per far vivere la magia della festa più attesa dell’anno. Per altri è più forte il timore che una volta scoperta la verità su questo omone vestito di rosso, con la barba che viaggia per il mondo la notte di Natale portare i doni per tutti i bambini, essi possano considerarsi traditi dai propri genitori per la menzogna raccontata.
A seguire vi è poi un’altra tematica che preoccupa molto i genitori. Come comportarsi rispetto ai primi dubbi che i bambini pongono quando la loro credenza a Babbo Natale tentenna.
Rispetto al raccontare o meno la storia di Babbo Natale ai bambini, in psicologia molti ritengono che non ci sia nulla di male, al contrario può essere un buon modo per aiutarli ad accrescere la loro immaginazione, fantasia e creatività in un’atmosfera magica. Secondo questo punto di vista i bambini sono portati a credere a Babbo Natale così come ad ogni altra fantasia. Con l’età e con lo sviluppo di maggiori competenze, saranno naturalmente portati a mettere in dubbio le loro credenze e smetteranno da soli di credere a Babbo Natale. Non per forza questo li farà sentire traditi dai propri genitori per essere stati “ingannati”.
Per altri invece è importante mantenere una certa aderenza alla realtà, aiutando piuttosto i bambini a conoscere il mondo che li circonda senza necessariamente aggiungere elementi fantastici. Questo è uno degli elementi su cui si fonda l’educazione ispirata ai principi di Maria Montessori, la quale riteneva fondamentale che i bambini venissero messi nelle condizioni di poter conoscere ed esplorare la realtà. Questo non significa per forza non raccontare ai bambini dell’esistenza di Babbo Natale. Lo si può fare senza eccessi fantasiosi. Inoltre, a prescindere dalla scelta di parlare o meno di Babbo Natale, è più importante assicurarsi che il Natale venga resa una festività “a misura di bambino” andando al cuore della celebrazione, assicurando ai più piccoli di vivere all’insegna della gioia e della condivisione il Natale senza scadere nell’eccesso del consumismo odierno.
Molti genitori poi non sanno come comportarsi di fronte ai propri figli che quando diventano grandicelli iniziano a mettere in dubbio l’esistenza fino a quel momento assodata, di Babbo Natale. Di solito i più piccoli credono ciecamente a Babbo Natale. Crescendo, intorno agli 8-9 anni iniziano a dubitare di questa figura e a porre domande. Una buona modalità per affrontarle è impostare su questo tema un dialogo, per capire fino in fondo il loro punto di vita, il livello di comprensione raggiunto, la discussione e il confronto. In questo modo sarà più facile per i genitori capire se i propri figli sono effettivamente pronti ad accogliere questa nuova consapevolezza o se occorre concedergli ancora un po’ questa fantasia. In ogni caso è sempre opportuno dire la verità ai propri bambini e assecondarli nel loro graduale processo di presa di consapevolezza. Piuttosto, rassicurateli sul fatto che con o senza Babbo Natale il Natale resta. Inoltre, responsabilizzateli invitandoli a mantenere il segreto con i più piccoli, magari un fratellino o una sorellina, che si meritano di continuare a credere a babbo Natale per il tempo loro necessario.
Dott.ssa Anna Guerrini
Psicologa